Tenuta di Argiano: Cantina dal 1580
Se c’è un territorio dove la realtà vitivinicola rappresenta uno dei fiori all’occhiello del nostro Paese questo è sicuramente il territorio ilcinese.
Tra le tenute presenti in quel di Montalcino, Argiano è una delle più storiche ed in essa si è sempre prodotto dell’ottimo vino anche se in quantità molto più limitata rispetto a nostri giorni.
Fino al 1970, l’azienda possedeva più di 4000 ettari di proprietà composti da tantissimo bosco, casali, oliveti, e coltivazioni cerealicole acquistati nel tempo in gran parte dalla Castello Banfi.
La tenuta oggi si estende per circa 135 ettari di cui 58 vitati dai quali si producono circa 50000 bottiglie di Rosso di Montalcino, circa 110.000 bottiglie di Brunello di Montalcino e 30000 bottiglie di Solengo.
I primi Brunello risalgono al 1930. Ma è nel 1967 che Argiano segna la storia di Montalcino partecipando come azienda fondatrice alla costituzione del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino.
Il passaggio del testimone dai Marone Cinzano ad Andrè Esteves
Nel 2013 la Contessa Noemi Marone Cinziano (proprietaria della cantina dal 1992) decide di vendere al brasiliano Andrè Esteves (al nono posto tra i banchieri più ricchi del mondo) che acquista la tenuta per 40 milioni di euro.
Insieme ad Esteves arriva, al timone dell’azienda, un giovane enologo senese classe 1980: Bernardino Sani che dal 2015 firma anche i vini della cantina.
Laureato in Enologia e viticoltura presso l’università degli studi di Firenze con tesi su un incrocio Syrah-Grenache, svolta presso l’Istituto universitario Ensam/Inra di Montpellier, si deve a lui il merito di aver portato la cantina a un livello qualitativo degno della sua secolare tradizione.
Cantina plastic free
Oggi la cantina basa l’intera produzione sul concetto di salvaguardia ambientale ed ha ridotto al minimo l’impatto nell’ecosistema. L’azienda promuove le 4R: riduci, recupera, ricicla e riusa.
Le uve crescono floride e rigogliose accarezzate dal dolce vento toscano e baciate dal fulgido sole.
Fermentazioni a temperatura controllata, affinamenti in botti di legno e totale assenza di luce e rumori fanno sì che il nettare di bacco riposi delicatamente facendone scaturire vini potenti, complessi, austeri, intensi e raffinati che esprimono l’anima territoriale e lo spirito nobile della tenuta.
La nascita del Solengo
Nel 1992 insieme alla Contessa Noemi Marone Cinziano arriva ad Argiano il genio indiscusso dell’enologia italiana: Giacomo Tachis, una grande firma enologica ed un grande uomo scomparso, ahimè, qualche anno fa. Personalmente ritengo che Tachis stia all’enologia come Omero sta alla letteratura greca.
Il sodalizio tra la contessa e l’enologo porta alla nascita del Solengo, il grande Supertuscan di Montalcino, un vino dal grande successo immediato e travolgente.
Solengo: il blend
Il Solengo nasce dall’assemblaggio di Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Petit Verdot, Merlot e Syrah.
Quest’ultimo è il primo ad essere raccolto insieme al Merlot. Successivamente si procede con la vendemmia del Cabernet Sauvignon e del Petit Verdot.
Il periodo di raccolta è compreso tra fine settembre ed inizi di ottobre.
Nel corso degli anni si è assistito ad un primo progressivo abbandono del Sangiovese che è stato reintrodotto nel blend del Solengo a partire dal 2015. Oggi è costituito principalmente dal Cabernet Sauvignon (50%) in abbinamento a Merlot, Petit Verdot e un piccolo saldo di Sangiovese.
La fermentazione è fatta separatamente così come la fase di affinamento che dura 18 mesi ed avviene in barriques francesi (60% nuove e 40% di secondo passaggio).
Trascorso il periodo nel quale il vino riposa all’interno delle barriques, si procede con l’assemblaggio e con l’imbottigliamento.
Curiosità
Il nome Solengo deriva da un’espressione toscana che viene comunemente usata per indicare il cinghiale adulto che conduce vita solitaria e non di branco.
Solengo: la Verticale
Iniziamo questo percorso comparativo dello stesso vino in più annate che ci consentirà di valutare la sua longevità ma che al tempo stesso ci permetterà di verificare come un territorio particolarmente vocato possa generare vini identitari il cui imprinting è frutto di quello che i francesi definiscono terroir.
Solengo 1995: vecchio saggio
La verticale inizia con l’annata 1995 annata memorabile e bilanciata dal punto di vista climatico che ha permesso di arrivare a perfetta maturazione fenolica. Nel calice tutto questo si trasforma in un naso evoluto con spiccata matrice boschiva e mineralità che ricorda la ruggine. Di seguito si percepiscono erbe aromatiche disidratate e pot-pourri di fiori. In bocca sembra ancora un giovincello (nonostante l’età). Pimpante e fresco con un tannino supportato da una bella spalla acida. Lungo, lunghissimo il sorso, con ritorni balsamici e resinosi ed una bella sapidità che lo fanno diventare un vino gastronomico e che invogliano ad un nuovo sorso.
Solengo 2005: Elegante
Dal punto di vista climatico l’annata è stata caratterizzata da inverno freddo e piovoso, germogliamento ritardato di quasi 2 settimane, estate calda e asciutta, autunno più fresco con maturazione molto bilanciata e lenta. L’annata, bilanciata, è passata quasi in sordina.
Il calice si contraddistingue per una innata eleganza con note balsamiche e di frutta nera matura. Anche la mineralità è scura e ricorda la grafite e si alterna a sentori boschivi. Il sorso è dinamico e avvolgente grazie ai tannini setosi e sottili supportati dalle note fresco/sapide. Nel complesso un vino rotondo, bilanciato ed estremamente lungo.
Solengo 2007: Il meno identitario
Annata caratterizzata da inverno abbastanza secco e mite, primavera calda ma estate temperata e con piogge di metà agosto. Nel calice troviamo sensazioni di piccoli frutti scuri, sensazioni mentolate e ferrose. Il sorso è molto verticale e un po’ chiuso anche se il tannino risulta educato e composto e le sensazioni fresco/sapide sono equilibrate. Paga lo scotto di essere in competizione con i suoi fratelli più performanti e probabilmente una certa “stanchezza” che lo caratterizza e lo rende il meno identitario.
Solengo 2011: Tipico
L’annata è caratterizzata da un inverno regolare e da una primavera molto calda e piovosa con conseguente anticipo di germogliamento, sviluppo vegetativo e invaiatura anticipata (seconda metà di luglio). Agosto e settembre caldi obbligano alla vendemmia anticipata con rese basse.
Tutto questo si trasforma nel calice in un vino caratterizzato da un naso particolarmente complesso con sensazioni di rabarbaro, piccoli frutti rossi, humus, argilla, terra battuta, sensazioni boschive e di macchia mediterranea alternate a sensazioni ematiche e di tostatura cui fanno seguito note salmastre e agrumate di arancia sanguinella. In bocca è equilibrato con un “grip” tannico ricco di verve ma supportato da notevole freschezza e sapidità. L’alcol è perfettamente integrato ed anche se il sorso non risulta particolarmente lungo i ritorni balsamici invogliano ad un ulteriore sorso.
Solengo 2013: Old Style
L’annata 2013 è stata particolarmente siccitosa con un inverno rigido e nevoso, una primavera abbastanza calda ed un’estate molto secca. Le piogge di inizio settembre hanno comunque riportato l’annata ad un equilibrio generale facendola diventare molto simile a quelle di anni passati.
Nel calice troviamo sentori di foglie secche, di corteccia e frutta matura. Al sorso è sapido, gustoso, gastronomico anche se questa esuberante sapidità tende a sovrastare il tannino che appare “timido” e oscurato. Si cela così la parte più vivace del vino che, ciononostante, risulta leggiadro e dinamico.
Solengo 2015: Concentrato e potente
L’annata si è contraddistinta per l’inverno secco ma freddo con una primavera equilibrata dalle piogge e da un’estate molto calda. Il mese di settembre mite e con buone escursioni termiche ha favorito la maturazione perfetta. Nel calice ritroviamo un vino concentrato, potente e rotondo (forse ancora con il freno a mano tirato) che si distingue per un naso speziato di cannella e chiodi di garofano seguite da sensazioni di eucalipto. Il sorso si distingue per un morso tannico vivace anche se vellutato e da un finale particolarmente sapido.
Solengo 2016: Leggiadro
Le condizioni climatiche sono state caratterizzate da un inverno mite con un anticipo di vegetazione. La primavera invece è stata molto piovosa. L’estate è stata regolare e contraddistinta da un mese di agosto secco che con le sue forti escursioni termiche e con le sue ottimali condizioni climatiche ha permesso di ottenere risultati di maturazione incredibilmente positivi. Tutto questo si traduce nel calice in una sola parola: leggiadria gustativa ed eleganza.
Il vino è snello, equilibrato, fresco e sapido, con un tannino setoso e carezzevole. Le sensazioni olfattive variano dai sentori fumé a sensazioni resinose di pino per poi virare su note di arancia rossa e sensazioni minerali. Un vino già pronto adesso ma che denota un potenziale di invecchiamento ragguardevole.
Solengo 2019 e 2020: Esuberanti
Le ultime due annate in degustazione – la 2019 e la 2020 – mostrano sorprendenti similitudini con due annate già degustate. In particolare la 2019 simile alla 2016 mentre la 2020 simile alla 2015. Tuttavia il minor lasso di tempo trascorso si traduce in vini dal tannino imponente nei quali le sensazioni fresco/sapide non supportano adeguatamente il sorso. I vini, quindi, risultano ancora “immaturi” e troppo esuberanti (qualità tipiche della giovinezza) e comunicano la necessità che il tempo faccia il suo lento lavoro per renderli docili ed affabili.
Ci troviamo comunque di fronte e dei grandi vini che, anche se non perfettamente equilibrati, sono invece perfettamente identitari ma soprattutto evidenziano una certa dimestichezza con l’invecchiamento.
Considerazioni finali
Cala il sipario su questa magnifica e didattica esperienza nella quale il Solengo si è mostrato in tutto il suo splendore esibendo il suo lato migliore: un vino identitario che rappresenta egregiamente il territorio ilcinese. Caratteristiche che ritroviamo spesso in altri vini provenienti da questo luogo a riprova dell’importanza del terroir.
Un vino dall’eccellente persistenza e dinamicità: caratteristiche riscontrate in tutti i calici degustati.
Ad onor di cronaca occorre precisare che per le annate più giovani solo il tempo potrà compiere quell’ulteriore lavoro di “arrotondamento” che nel Solengo 2019 e 2020 appaiono utili ma non necessari al completamento dell’opera.
Per il resto i calici in degustazione rappresentano grandissime annate delle quali, personalmente, ho apprezzato molto lo stile del Solengo 1995 (del maestro Giacomo Tachis) ma anche quello di annate più recenti come la 2015 e la 2016 partorite dalla sapienza e dalla maestria di Bernardino Sani. Annate sulle quali puntare (anche) per bevute future consapevoli di essere davanti ad un vino iconico con una notevole ed assodata longevità.
Ah… dimenticavo… in questa esperienza ho imparato anche un’altra cosa: non bisogna aspettare una grande occasione per stappare un grande vino ma è un grande vino che trasforma un momento normale in una grande occasione.
Prosit!
Коментарі