Gli NTF (non fungible token) stanno cambiando il modo in cui i consumatori possono possedere e scambiare beni rari e stanno diventando sempre più popolari in molti settori, tra cui l’arte, il gioco, e ora anche il vino.
Il vino è un bene unico, con una storia, una provenienza e una produzione ben delimitata.
Ma gli NFT consentirebbero di certificare l’autenticità e la rarità di un vino, creando così un valore aggiunto per i collezionisti e gli investitori?
Gli NFT e la piattaforma WineChain
L’azienda Wine Chain ha creato una piattaforma per la certificazione dell’autenticità dei vini attraverso l’utilizzo di NFT con lo scopo di mettere in contatto le grandi cantine ed i wine lover del mondo.
A lanciarla Xavier Garambois (ex vicepresidente di Amazon Europa) con Guillaume Jourdan (VitaBella) e Nicolas Mendiharat (Palate Club).
Utilizzando la tecnologia blockchain, WineChain consente ai produttori di vino di registrare determinate informazioni: produzione, conservazione e tracciabilità del vino.
In questo modo si dovrebbe creare una storia digitale unica per ogni bottiglia che consenta ai consumatori di verificare l’autenticità del vino ed agli investitori di acquistare questi vini con maggiore sicurezza.
Tutto bello se non fosse che…
Effettuando delle opportune ricerche mi imbatto su un famoso sito di aste on-line e scopro che le bottiglie dei vini più costosi al mondo, hanno un mercato secondario.
Decido quindi di approfondire questo (per me) strano mercato e mi chiedo: che senso ha rivendere delle bottiglie vuote specificando che sono in buono stato? ...ma soprattutto: perché il prezzo è così elevato?
Mentre penso a tutto questo, mi rendo conto che il fenomeno, che a me sembra tanto strano, in realtà strano non è.. ed esclamo: ma certo, come mai non c’ho pensato prima, probabilmente serviranno per creare delle bottiglie apparentemente originali ma contenenti un vino contraffatto!
Ebbene sì, anche nel mondo del vino esiste il vino contraffatto!
Applicando questa considerazione al nostro caso è evidente che il packaging del vino potrebbe essere reale, ma il liquido al suo interno contraffatto in quanto non è nota la serie di passaggi che la bottiglia segue dopo essere partita dall’azienda.
A questo punto la domanda sorge spontanea (come diceva Antonio Lubrano) a che serve parlare di blockchain?
Tracciamento della filiera del vino con blockchain
Adottare la blockchain per tracciare la filiera di un prodotto dovrebbe garantire che tutti i diversi passaggi della filiera siano tracciati, controllati e garantiti.
Risulta evidente che l’unico modo per garantire una filiera solida e trasparente è quello di supervisionare e tracciare ogni singolo passaggio dalla vigna al calice. Ma è altrettanto evidente che l’ente incaricato di effettuare supervisione e tracciamento dovrebbe essere super partes per non rischiare di fare interessi diversi da quelli del consumatore finale.
In assenza di un’entità super partes, infatti, la qualità del prodotto e i diversi passaggi che i vari attori operano, direttamente o indirettamente, lungo tutto l'itinerario produttivo ed economico dello stesso, non sono attendibili.
Allo stato attuale risulta impossibile certificare tutti i passaggi. In aggiunta, occorre evidenziare che le aziende che forniscono certificazioni blockchain, per il momento, si limitano ad offrire i servizi di tracciabilità che vengono poi adottati dalle singole aziende per autocertificare i propri prodotti.
Sostanzialmente, a mio avviso, è come chiedere all’oste se il suo vino è buono…
Parlando di vini pregiati…
L’argomento degli NFT e i vini pregiati mi offre lo spunto per parlare di uno dei vini che personalmente considero iconico, emozionale ma soprattutto identitario, raro e, appunto, pregiato: il Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie Riserva dell’azienda il Marroneto di Alessandro Mori.
Il Marroneto - La Storia
Nel 1974 un avvocato di Roma, Giuseppe Mori, acquista la proprietà consistente in un piccolo podere circostante una chiesa del 1200 della Madonna delle Grazie, da cui prende il nome la località che domina una bellissima vallata nella quale impiantò il primo vigneto.
Come spesso succede in queste magnifiche realtà i figli, Andrea ed Alessandro, si appassionarono alla vigna anche se potevano dedicargli solamente i fine settimana. Iniziarono a produrre il vino nelle prime due piccole stanze del Marroneto facendosi coinvolgere sempre di più da quel mondo.
Col tempo, però, solo Alessandro decise di continuare il suo percorso di produttore mentre il padre ed il fratello Andrea preferirono continuare la loro carriera di avvocato.
Grazie ad Alessandro il Marroneto continuò a vivere ed a produrre Brunello di qualità, trasformando la grande passione di un potenziale avvocato in una filosofia di vita.
Oggi è proprio Alessandro Mori che produce il proprio vino con grande amore, attenzione e passione; segue tutte le fasi produttive giorno dopo giorno, dalla raccolta all’imbottigliamento, così come si fa con i propri figli.
Brunello di Montalcino Riserva 2015 - Madonna delle Grazie
Valutato 100/100 sia James Suckling sia da Robert Parker (due dei massimi critici enologici), viene prodotto partendo da una particolare selezione di uve raccolte nella vigna storica del Marroneto (che essendo situata nelle vicinanze della chiesina della Madonna delle Grazie da il nome al CRU).
È un prodotto artigianale prodotto mediante l’utilizzo di uve di altissima qualità e con tecniche di vinificazione tradizionali. La sua produzione limitata a poco più di 7000 bottiglie lo rende un vino raro e pregiato.
Al naso si percepiscono intensi profumi di frutta matura, con note di spezie e legno dolce.
In bocca è elegante, complesso e strutturato, con una lunga, anzi lunghissima, persistenza aromatica.
Un vino che si abbina perfettamente a piatti di carne o a formaggi stagionati ma che si sposa bene anche con dell’ottimo cioccolato fondente.
Il suo incredibile bilanciamento unito a tannini discreti, educati e setosi ne fanno un vino versatile, poliedrico e tridimensionale in grado di esaltare molti piatti della cucina italiana.
Tutte queste caratteristiche ne fanno un vino da acquistare sia per godere del puro piacere edonistico sia da utilizzare come ottimo investimento poiché il suo valore può solo aumentare nel tempo.
Sarebbe interessante chiedere ad Alessandro Mori che ne pensa di questa tecnologia basata sulla blockchain e se lo farebbe sentire maggiormente tutelato qualora applicata alle sue bottiglie.
Gli NFT e i vini pregiati - Conclusioni
In generale, gli NFT stanno cambiando il modo in cui i consumatori possono possedere e scambiare prodotti di valore e rari. In questo fenomeno sono ricompresi anche i vini e l'applicazione degli NFT potrebbe creare nuove opportunità sia per gli investitori sia per le aziende del vino.
In Italia, dove il vino è un’importante parte della cultura e dell’economia, queste opportunità potenzialmente potrebbero risultare particolarmente interessanti e potrebbero portare ad una maggiore attenzione verso questo mercato.
Tuttavia per ottenere una procedura che garantisca al consumatore finale la qualità, l’integrità e l’autenticità del vino, facendo luce con trasparenza sui diversi passaggi della filiera, si dovrebbe ragionare su una possibile autority super partes in grado di garantire, in maniera indipendente, i vari passaggi e che porti, come conseguenza finale, all’apposizione di un sigillo di garanzia sulle bottiglie.
Tuttavia mi domando: quali vantaggi potrebbero derivare da una autorità centrale delegata alla supervisione di questi processi e preposta all’adozione di una tecnologia come quella della blockchain che, invece, fa della frammentazione dei dati (ovvero della decentralizzazione e della condivisione) uno dei suoi elementi principali atti a garantire l’unicità di un determinato prodotto?
Secondo me nessuno!
Ritengo, infatti, la blockchain applicata al mondo del vino come un eccessivo e dispendioso impiego di energie assolutamente superfluo.
La vedo più come una moda (secondo me passeggera) per attrarre fondi e investimenti sconsiderati piuttosto che una certezza, considerando anche il costo necessario per costruire e manutenere nel tempo una base dati decentralizzata che risulta decisamente più onerosa rispetto ad una centralizzata.
La mia opinione se si vuol optare per un investimento in vino senza incorrere in particolari “problematiche” e quella di affidarsi a dei seri professionisti del settore che, operando quotidianamente sui mercati, possono indirizzare il cliente verso le scelte migliori e sicure. Un'altra opportunità potrebbe essere quella di affidarsi direttamente alle aziende produttrici anche se spesso queste sono legate ad una rete di agenti e distributori che curano le vendite per conto loro e che dialogano solamente con gli appartenenti al settore Ho.Re.Ca.
Unica certezza, per evitare errori che si traducono quasi sempre in perdite monetarie e in un fallimento nell’investimento, è quella di evitare il cosiddetto fai da te
E voi? che ne pensate?
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